Diversity, inclusion e persone LGBT nel mondo del lavoro

La dott.ssa Monica Romano ha presentato l’intervento che segue, disponibile anche in video, presso il Municipio 3 di Milano il 2 marzo 2017, in occasione dell’incontro Donne, genere e lavoro – Istruzioni per l’uso.

Il quadro italiano delle discriminazioni nel lavoro delle persone LGBT non è semplice da definire, prima di tutto perché mancano i numeri: non conosciamo il numero di persone discriminate e, quando una discriminazione avviene, è molto difficile fornirne la prova. Quando parliamo di discriminazioni – in concreto – ci riferiamo al blocco della carriera, al mobbing orizzontale (quello messo in atto dai colleghi) e a quello verticale (quello messo in atto dai colleghi superiori gerarchicamente o dallo stesso datore di lavoro), alle molestie sessuali, all’esito negativo del periodo di prova, al mancato rinnovo del contratto a tempo determinato, fino ad arrivare al licenziamento.

Ricordo che il licenziamento discriminatorio resta vietato nel nostro ordinamento, ma che l’onere della prova è a carico del lavoratore. Il licenziamento dichiarato discriminatorio in giudizio è nullo e comporta il diritto alla reintegra, il pagamento di tutte le retribuzioni perdute e la regolarizzazione previdenziale (e questo indipendentemente dalla dimensione aziendale). In Italia esiste il decreto legislativo 216/2003 che vieta la discriminazione basata sull’orientamento sessuale facendo esplicito riferimento ad essa.

Le discriminazioni si differenziano per intensità a seconda della lettera dell’acronimo LGBT che vanno a colpire.

Ad esempio, spesso sentiamo dire che le lesbiche subiscono una doppia discriminazione, ma io direi che è anche tripla: sono infatti discriminate in quanto lesbiche, in quanto donne e, se lo sono, in quanto mamme. L’attenzione spesso morbosa che una coppia di donne subisce rende difficile il coming out sul posto di lavoro e quella dell’invisibilità diventa spesso una scelta obbligata. La madre sociale, quella non biologica nella coppia, da una parte ha tutti quegli oneri conseguenti alla genitorialità che possono incidere negativamente sulla sua carriera, ma dall’altra ma non gode delle agevolazioni previste perché non il suo status di genitrice non  viene riconosciuto.

Abbiamo poi le persone transgenere o transgender, che restano le più colpite dalle discriminazioni, a causa dell’impossibilità di nascondere quella rivoluzione estetica necessaria e conseguente all’iter di transizione. Le persone transgenere incontrano barriere all’ingresso del mercato del lavoro, dove vengono scartate ai colloqui di selezione, e mobbing sul posto di lavoro, quando iniziano l’iter in azienda. Complessa e non semplice è poi la gestione di rapporti di lavoro autonomo e nello svolgimento di libere professioni, dove è il rapporto con i clienti a presentare criticità.

In questo senso, l’ultima riforma del sistema lavoro chiamata Jobs act non ha migliorato la situazione. Pur avendo portato alcune evoluzioni sul piano della tutela del lavoro prevedendo, ad esempio, maggiori tutele per la maternità delle lavoratrici autonome e delle iscritte alla Gestione Separata Inps e ampliato la platea dei beneficiari di trattamenti di sostegno al reddito in caso di disoccupazione, questa riforma ha messo in discussione importanti diritti che storicamente si consideravano acquisiti in Italia, legati soprattutto al lavoro a tempo indeterminato in aziende con più di 15 dipendenti e alle tutele previste dallo Statuto dei lavoratori. Il Contratto a Tempo Indeterminato a Tutele Crescenti (CATUC), ha definitivamente sostituito il Contratto a Tempo Indeterminato che conoscevamo da decenni, rendendo di fatto più facile licenziare per un datore di lavoro.

Quindi, se è vero che la tutela dai licenziamenti discriminatori ancora sussiste, è altresì vero che una generale maggiore agibilità ai licenziamenti da parte del datore di lavoro di norma comporta maggiori rischi per quelle categorie più deboli da un punto di vista sociale e culturale, come le donne e le persone LGBT.

Venendo alla domanda che ha aperto questo nostro evento –  Cosa può fare un’amministrazione cittadina per fronteggiare le discriminazioni? – come potremmo quindi rispondere?

Senz’altro che un’amministrazione cittadina può fare moltissimo. Ad esempio promuovere una diversa cultura aziendale e organizzativa, formando imprenditori e manager aziendali, promuovendo l’idea che il diversity management non il è fumo negli occhi – come molti imprenditori ancora pensano –  ma una politica di gestione del personale che può incrementare la produttività di un’azienda.

Dovremmo seguire l’esempio di città come Londra, Berlino o Barcellona, che hanno politiche di diversity & inclusion molto sviluppate: occorre far sì la giustizia organizzativa divenga strategia organizzativa.

Non si tratta solo di insegnare che discriminare è sbagliato, o che non discriminare ci rende migliori e politicamente corretti, ma anche che scegliere l’inclusione è vantaggioso in termini strategici e di competitività per un’impresa. Si tratta di spiegare che il pregiudizio in ragione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere delle persone può essere un ostacolo al reclutamento e alla promozione del candidato più qualificato per un lavoro e dei migliori talenti che il mercato offre, eccellenze incluse.

Creare un ambiente di lavoro sereno e adatto a qualunque persona risulta vincente per tutti, anche per i collaboratori maschi, bianchi ed eterosessuali. L’assenza di discriminazioni è produttiva.

Mettere l’etica è al centro è insomma più intelligente, oltre che giusto.

Queste sarebbero delle ottime premesse per far sì che, un domani, qui a Milano, si potrà essere persone gay, lesbiche e transgender dichiarate e ambire a fare carriera anche fino ai massimi vertici. Questa potrebbe essere una grande sfida per la nostra città.

Donne, genere e lavoro. Istruzioni per l’uso

Giovedì 2 marzo parteciperò alla tavola rotonda “Donne, genere e lavoro. Istruzioni per l’uso” presso il Municipio 3 di Milano.
Sarà l’occasione per parlare delle discriminazioni legate al genere e di quelle buone pratiche che un’amministrazione comunale può adottare per contribuire a sanare l’attuale situazione di disparità fra i generi nel mondo del lavoro, oltre che di coming out, inclusione e diversity management in relazione alle persone LGBT e a quelle difficoltà che si legano soprattutto alla nostra visibilità sul posto di lavoro.
Ringrazio per l’invito Valeria Borghese e Cristina Spoldi, presidente e vicepresidente della commissione attività produttive.
Link all’evento: https://www.facebook.com/events/1223620291091708/

Transgender e lavoro: tavola rotonda

Oggi prenderò parte, in qualità di relatrice, alla tavola rotonda dedicata alle difficoltà che le persone transgender incontrano nell’accesso e nella conservazione del posto di lavoro organizzata dall’associazione Parks.

Mi soffermerò in particolare sul fenomeno della discriminazione all’ingresso del mercato del lavoro delle persone transgender.

Saranno presenti aziende e responsabili del personale, un’ottima opportunità per informare e sensibilizzare.

Il Circolo Harvey Milk Milano arriva nelle scuole

Martedì 13 gennaio, con Alessandro Rizzo e Leonardo Meda (vicepresidente e consigliere del Milk) siamo stati ospiti degli studenti del Liceo Scientifico Statale “Vittorio Veneto”, che ci hanno chiesto, tramite Michele, rappresentante degli studenti in consiglio d’istituto, di intervenire nell’ambito di una cogestione.

In aula più di settanta studenti, più tre professori di area umanistica.

I nostri interventi hanno riguardato la storia del movimento LGBT, la legislazione italiana ed internazionale e la battaglia per i diritti civili, la bisessualità, il transgender e le tematiche di identità di genere, il tema della discriminazione nel lavoro delle persone transgender, il tema della depatologicizzazione dell’omosessualità e della depsichiatrizzazione della condizione trans.

A sorprendermi in modo molto positivo sono state soprattutto le reazioni dei ragazzi: attenti, interessati, portatori di quesiti intelligenti e ragionati, visibilmente contenti della nostra presenza.

Uscita dall’istituto, ho sentito la grande soddisfazione derivante dal poter interagire e dialogare con una platea di giovani, con il nostro futuro. Un’esperienza che come associazione ripeteremo quanto prima in altri istituti scolastici, e che sono sicura sarà solo l’inizio di un percorso di lavoro e sensibilizzazione nelle scuole.

Ecco il link all’articolo scritto da Alessandro Rizzo per il blog dell’associazione: http://www.milkmilano.com/?p=5761.

Trans* at work! Incontro dedicato alle persone trans nel mondo del lavoro

Giovedì 21 Marzo — Ore 20:30 Sede Milk / Il Guado — via Soperga 36 , ang. Viale Brianza MM1 Loreto — MM2 Loreto , Caiazzo , Centrale — MM3 Centrale

Ingresso Libero

Le trasformazioni del lavoro, il cambiamento di una società che impone un lavoro più individualizzato e flessibile, stanno gradualmente erodendo il vecchio sistema organizzativo delle tutele, rendendo sempre più ricattabili le lavoratrici e i lavoratori portatori di una differenza rispetto ad un paradigma sempre più escludente.

Questa è una realtà purtroppo ben nota alle persone trans* che incontrano barriere all’ingresso del mercato del lavoro che spesso sembrano insuperabili.

Dopo aver fornito alcune definizioni preliminari utili alla comprensione della tematica e una panoramica sugli aspetti normativi, proporremo un confronto a partire da esperienze concrete di persone trans* che hanno vissuto o che ancora stanno vivendo quella che, senza mezzi termini, possiamo definire una vera e coraggiosa “sfida dell’integrazione sociale”.